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I problemi della scuola online

Articolo creato il: 1 Ottobre 2020

Quello di oggi è un articolo su un argomento del quale vorremmo parlare più spesso. Purtroppo non è semplice e non essendoci “dentro” è anche più difficile riuscire ad avere argomentazioni costantemente aggiornate. Sui problemi della scuola online ne hanno parlato già gli amici di EticaDigitale a luglio del 2020, con un articolo chiamato Cara distopia: l’istruzione ai tempi del COVID-19. Avevano infatti anche scritto una lettera aperta all’Accademia di Brera per chiedere che non venisse più utilizzato Zoom1.

La lettura che vi consigliamo oggi riguarda un articolo di Motherboard (tech by Vice) che parla proprio del problema della sorveglianza digitale attiva nelle scuole.

I problemi della scuola online

L’articolo in questione, che come sempre cercheremo di riassumervi in poche righe, è davvero interessante e parla delle università statunitensi. Sappiamo che cose simili stanno accadendo anche in Italia, anche se non conoscendo bene l’ambiente non ci spingiamo oltre. Anzi qualsiasi eventuale segnalazione da parte vostra è gradita!
Ve ne consigliamo comunque la lettura perché può sempre essere utile vedere quello che sta accadendo oltreoceano per evitare che accada anche qui.

L’articolo di Motherboard parla dei software di digital proctoring software, ovvero dei programmi utilizzati per sorvegliare attivamente gli studenti durante le interrogazioni. Programmi studiati per analizzare ogni minimo comportamento ed ogni singola azione dello studente. Ogni lettera premuta, quante volte verrà toccato e mosso il mouse, dove e quante volte viene posato lo sguardo.

In recent weeks, students have started online petitions calling for universities across the world to abandon the tools, and faculty on some campuses, like the University of California Santa Barbara, have led similar campaigns, arguing that universities should explore new forms of assessment rather than subjecting students to surveillance.

Tratto dall’articolo originale di Motherboard

Un problema gigantesco che tenta di istituire uno studente modello, dove qualunque diversità viene subito segnalata come un’anomalia. Un metodo decisamente opinabile anche perché, come potete immaginare, porterà inevitabilmente ad un esame ineguale nelle persone con disabilità fisiche e cognitive o con condizioni come ansia o ADHD.

L’intelligenza artificiale è razzista

Oltre a tutto questo i software di questo genere sono purtroppo famosi per essere anche palesemente razzisti. Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale infatti sono sempre misteriosamente razzisti nei confronti di chi ha la pelle più scura. Guardate questo recente esperimento su Twitter dove l’anteprima delle immagini mostra sempre in primo piano la persona con il volto più chiaro: https://nitter.net/bascule/status/1307440596668182528. E no, non è un caso. Secondo uno studio presente su Nature milioni di persone di colore sono affette da pregiudizi razziali negli algoritmi sanitari2.

Anche in questo caso gli studenti arabo-americani hanno avuto enormi problemi a farsi riconoscere perché il sistema continuava a segnalare loro che c’era poca luce: https://nitter.net/uhreeb/status/1303139738065481728 portandoli anche a firmare una petizione su questo3.

I problemi della scuola online

Ovviamente, sempre secondo l’articolo citato, ci sono pochissime prove che questi sistemi influenzino l’onestà e la capacità di sostenere i test degli studenti. Test indipendenti hanno infatti rivelato che non c’erano state sostanziali differenze tra studenti che usavano Proctorio (uno di questi programmi) e studenti che non lo usavano4. Anzi, uno studio in particolare ha rivelato che i partecipanti al test con Proctorio avevano avvertito livelli molto elevati di ansia con risultati peggiori5.

Insomma molti dubbi e poche certezze.

Ragazzi universitari e non ribellatevi quanto potete a tutto questo. Come abbiamo già detto in passato: non accettate tutto passivamente. Rompete quantomeno le palle. Poi magari sarete comunque costretti a utilizzare strumenti orribili per non mettere a rischio la vostra carriera scolastica ed universitaria ma rendetegli le cose difficili. Quando vi chiedono di utilizzare programmi come quelli descritti oggi, o di usare Zoom o peggio che mai le suite di OneDrive e di Google rompete le palle il più possibile: Basta col software chiuso: lettera alla ministra Azzolina.

Concludiamo consigliandovi la lettura dell’articolo di Motherboard, noi ne abbiamo fatto volutamente un mini-riassunto con commento ma l’originale è davvero molto interessante.

Non sai l’inglese? Utilizza l’estensione di Mate Translate per tradurre l’intera pagina! Ne parliamo nel nostro articolo sulle alternative a Google Translate.

  1. (Accademia di Brera) Invito alla sostituzione di Zoom []
  2. Millions of black people affected by racial bias in health-care algorithms []
  3. Petizione []
  4. The Impact of Video Proctoring in Online Courses []
  5. Online Proctoring, Test Anxiety, and Student Performance []

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Di skariko

Autore ed amministratore del progetto web Le Alternative