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L’insostenibile inaffidabilità del bit

Articolo creato il: 18 Novembre 2021

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0

Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col “nom de plume” di Cassandra, nata nel 2005.

Ogni giovedì, a partire dal 9 settembre, vi proporremo una antica profezia di Cassandra, da rileggere oggi per riflettere sul futuro, alternando articoli recenti selezionati tra gli ultimi usciti.

Oggi una Cassandra d’annata, tiriamo fuori un articolo di ben 14 anni fa. Anche in questo caso però secondo noi l’occhio di Cassandra ci vede sempre molto lontano: “C’è bisogno di un fermo per una porta? Metteteci un robot con un piede grosso“.

Questo articolo è stato scritto il 9 marzo 2007 da Cassandra

L’insostenibile inaffidabilità del bit

Anche i compiti più semplici vengono affidati a piattaforme di enorme complessità. Con tutte le conseguenze del caso. Occhi aperti: i bit ci circondano.

L’informatica è in decadenza.

Beh, diciamo che è diventata decadente.

Almeno passatemi che viene usata in maniera decadente. Perché? Pochi giorni orsono mi trovavo in un’azienda di altissimo profilo, con mezzi sostanzialmente illimitati, ad assistere ad un meeting importantissimo.

Salone di marmo, monitor da 42 pollici accanto alla porta solo per far vedere il programma del meeting, proiezione da laptop su megaschermo.

Alla pausa caffè esco fuori e vedo due persone che fissano il monitor; non c’è più il programma della riunione, ma il desktop di un diffuso sistema operativo con una finestra di avviso che annuncia l’installazione di una importante patch per la nuova ora legale decisa dal Congresso degli Stati Uniti.

Il fatto che il computer stesse facendo qualcosa in quel momento non era evidentemente importante.Meditabondo e divertito sorbisco un caffè e rientro in sala. Il meeting riprende e l’oratore fa partire dal suo laptop un filmato (veramente bello) di 20 minuti e si siede per parlare con dei colleghi.

Passano 10 minuti ed improvvisamente lo schermo si annerisce ed una finestrella del solito diffuso sistema operativo annuncia che il computer è in uso ed è stato bloccato per inattività (ma veramente stava facendo qualcosa…).

L’oratore scatta come una pantera, tocca la tastiera e gli si presenta l’immancabile richiesta di password. Momento di tensione, ma per fortuna se la ricorda e rapidamente il filmato riprende, anche se ci siamo persi alcune scene (e certamente anche l’eventuale atmosfera).

Meditabondo ma non più tanto divertito mi sono distratto ed ho elaborato alcune considerazioni che di seguito vi espongo.

Sono fatti banali e scontati di nessuna importanza, si potrebbe dire. È notoriamente colpa del diffuso sistema operativo di cui sopra, si dirà. A mio parere no. Il problema non sono i sistemi operativi più o meno fallati.

Non si può nemmeno dire che si tratti di sintomi poco importanti od isolati. Quante volte in stazione, sull’autobus od in mille altre occasioni ci siamo trovati di fronte al fatto che dietro quella semplicissima cosa c’era un computer che era andato in tilt?

Ricordo alla stazione di Roma Termini di aver visto i monitor (bellissimi LCD 32 pollici) che annunciavano le zone del prossimo treno che si sarebbe fermato al binario; dovevano visualizzare UNA SINGOLA LETTERA ed erano azionati da un PC in rete che si era schiantato mostrando il solito desktop del solito diffuso sistema operativo

Il problema sta nell’usare sistemi complessi per fare cose semplici, solo perché i sistemi complessi costano comunque poco.

Uno dei miei autori favoriti di fantascienza ha scritto un dialogo in cui un personaggio si lamenta che ci sono troppi robot in giro e che le persone presto ne saranno soppiantate: “C’è bisogno di un fermo per una porta? Metteteci un robot con un piede grosso!

Avete presente quei bellissimi telefonini supertecnologici? Sono così pieni di funzioni che non c’e posto nemmeno sui manuali per elencarle.

Il mese scorso Sofia, la mia nipotina di 4 anni ci ha giocato per pochi secondi. La telefonata successiva mi è costata quasi un infarto quando, invece di suonare, il cellulare ha tirato fuori una voce baritonale e mi ha annunciato il nome di chi chiamava, facendo oltretutto lo spelling in inglese. Poi si è ovviamente piantato appena ho cercato di rispondere.

A me basterebbe poterci telefonare e, siccome sono un tecnodipendente, anche collegarmi alle reti wireless; possibile che dopo lunghi studi il malefico aggeggio sia ancora capace di cogliermi di sorpresa?

Per quello che vale la mia conclusione è che non possiamo ancora permetterci di spargere complessità negli oggetti e nelle situazioni quotidiane.

Il software è ancora realizzato e testato con metodi inadeguati, i sistemi e le reti sono difficilmente configurabili e richiederebbero manutenzione complessa e costosa che non viene quasi mai effettuata.

In queste condizioni non si può mettere un computer con un intero sistema operativo, videoscrittura e browser Internet per accendere una “A” su un schermo da 32 pollici.

Prima o poi il sistema fallirà nel fornire la funzione semplice proprio perché è troppo complesso e quindi possiede un tasso di guasto molto più elevato del semplice sistema che sarebbe sufficiente.

Forse, in attesa di poter realizzare software, computer e reti realmente affidabili si devono realizzare ed usare sistemi ad hoc semplici, anche se più costosi.Nel frattempo state attenti ai bit che vi circondano; invece di aiutarvi potrebbero mordervi.

Dopodomani devo prendere un Eurostar di quelli rinnovati, e spero di non dover stare 2 ore e 40 minuti di fronte ad uno schermo di un computer che si resetta ogni 45 secondi.

Mi è già successo.

Marco Calamari

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