Articolo creato il: 25 Novembre 2021

Il Dizionario di Cassandra

L'ultimo aggiornamento di questo post è di 2 anni fa

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0

Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col “nom de plume” di Cassandra, nata nel 2005.

Ogni giovedì, a partire dal 9 settembre, vi proporremo una antica profezia di Cassandra, da rileggere oggi per riflettere sul futuro, alternando articoli recenti selezionati tra gli ultimi usciti.

Vi proponiamo due parole del dizionario di Cassandra: pedoterrosatanista e realterata. La prima invece pur essendo del 2010 ci ricorda di non abbassare assolutamente la guardia sul cosiddetto Chat Control (qui un video se capite l’inglese). La seconda, del 2016, riguarda la realtà aumentata e ci torna utile in questo periodo che si parla molto di Meta e di metaverso (anche se noi, ovviamente, preferiamo il fediverso).

Questo articolo è stato scritto il 26 febbraio 2010 da Cassandra

Il Dizionario di Cassandra/ Pedoterrosatanista

La realtà viene nascosta da una comunicazione distorta e scorretta? Proviamo a raddrizzarla con le stesse armi.

pe-do-ter-ro-sa-ta-nis-ta: s.m. e f. (pl. m. -sti, f. -ste.)

1) neologismo il cui etimo è derivato dalla fusione di tre termini: pedofiloterrorista e satanista.
2) termine nonsense usato per disvelare metodi dialettici scorretti nei dibattiti sulla Rete ed i diritti civili.Questo neologismo nasce per rispondere all’utilizzo strumentale dei tre termini da cui è derivato, fatto solitamente a danno di chiunque sostenga dialetticamente una qualsiasi forma di libertà o di diritto civile in Rete.

È invalso infatti l’uso di accusare di fiancheggiare o sostenere una delle precedenti categorie di criminali chiunque si dichiari favorevole, o peggio, consideri valori da difendere la privacy ed i diritti civili, particolarmente quando applicati alla Rete.

Un’analisi razionale rivelerebbe immediatamente la strumentalità di questo tipo di contestazioni, ma la valenza emotiva di queste tre parole spezza di solito il processo razionale di un ascoltatore neutro, facendolo pendere acriticamente dalla parte di chi ha usato uno dei tre jolly, per quanto perversa, strumentale o pretestuosa possa essere la tesi che sostiene.Mescolare nella stessa parola termini ben noti, di fortissimo impatto emotivo negativo, ma anche completamente diversi come significato, ha lo scopo di annullarne le cariche emotive, e di favorire il mantenimento di un processo razionale di comprensione e giudizio da parte dell’ascoltatore.

Il termine pedoterrosatanista deve possibilmente essere usato in modo anticipatorio nello sviluppo del processo dialettico, permettendo di disarmare la contestazione improvvisa di fiancheggiamento/favoreggiamento di una delle tre categorie originali, di solito tenuta da parte come un carico da undici per essere giocata al momento opportuno.

(Della serie, se questi giochetti li fanno nei talk show, possiamo farli anche noi a fin di bene.)

Questo articolo è stato scritto il 23 agosto 2016 da Cassandra

Il Dizionario di Cassandra/ Realterata

Cosa accadrà alla nostra realtà, reale, aumentata e virtuale, quando la tecnologia avrà compiuto il suo sviluppo e sarà in grado di ingannare perfettamente i nostri sensi?

Re-al-te-ra-tas.f. (pl. te)

Chi ha avuto occasione di fare quattro chiacchiere con Cassandra ha già ascoltato queste estrapolazioni, anzi forse meglio “elucubrazioni”. Non è arrivato però alla sintesi finale.

In effetti, se come suggerito anche in queste pagine ha visto e meditato il video di Keiichi Matsuda sulla realtà aumentata, potrebbe essersi avventurato in due assai diverse direzioni di ragionamento.

La prima direzione: i rischi di una società troppo informatizzata, in cui una persona è distratta da una “realtà aumentata” in cui arriva a cader vittima di criminali comuni (perché non più classificabili come cyber-criminali), e subisce un furto di identità, eseguito con “destrezza”, in barba alla biometria ed alla sicurezza. Molto significativo, ma si può far di più…

La seconda direzione, meno evidente ma più importante: che la realtà aumentata, anzi “alterata” di una persona sarà ovviamente diversa da quella di un’altra, e che addirittura non c’è motivo di considerare più o meno reale una delle due. Ma di più, in un mondo dove molti vivessero in realtà alterate, avrebbe ancora senso parlare di “realtà”? Viene da dubitarne.

”Ma via Cassandra — diranno in coro i 24 intonatissimi lettori — non farla lunga per un video in cui si sovrappone semplicemente un po’ di computergrafica alla realtà”.

No, non si tratta solo di ingannare gli occhi. In questo caso per sfuggire alla realtà aumentata e tornare in quella “normale” basterebbe chiudere gli occhi e procedere a tastoni.Non è così semplice, perché l’overlay di grafica interattiva sempre più perfetto ed immersivo, anche quando condito con un audio sintetico, che permette alterazioni di suoni e direzioni, fornisce una quasi perfetta sensazione di immersività, in cui però non si può interagire con il mondo “materiale”. In parole povere, anche con la migliore realtà virtuale od aumentata, si resta sempre “spettatori”.

Posso vedermi imbracciare un fucile od aprire una porta girando la maniglia, ma le sensazioni tattili e propriocettive sono totalmente assenti. Non potrò mai sentire il peso ed il rinculo del BFG9000, o avvertire il cedimento della maniglia alla pressione della mia mano, e tanto meno gli effetti inerziali dei miei movimenti e la posizione degli arti. L’unico modo per sopperire alla mancanza della parte “tattile” è far agire le persone su un “palcoscenico” reale dotato di oggetti, anche grossolani, corrispondenti allo scenario virtuale in cui è immerso il partecipante.

In un tal palcoscenico di 10 metri ci saranno, ad esempio, una sedia di legno e un piedistallo di truciolare con sopra una corona di plastica. Che vincolo però dover avere un palcoscenico particolare, per quanto fatto di truciolare, per ogni scenario di realtà virtuale od aumentata.

Che dire della sua grandezza e complessità?

Che il partecipante vedrà invece una immensa sala del trono, con i due scranni del re e della regina, e con tre piedistalli di quercia, mogano e ulivo con sopra tre corone di argento, oro e diamanti, circondate da aure magiche e pulsanti.Il tatto e l’orecchio interno non saranno quindi ingannati, ma completeranno l’immersione nella realtà virtuale, ed il partecipante sarà libero di incoronarsi, prendendo la corona d’oro dal piedistallo giusto e sedendosi sul trono che preferisce. Allora i bracieri arderanno più vivi, la porta della sala si aprirà e le guardie reali, con i leopardi alla catena, entreranno. Per l’odore di fiera e di legno bruciato non si può ancora far niente, ma prima o poi…

Beh, è qui che le tecniche di “redirected walking” (deviazione del cammino) ed altre simili che verranno, vengono in “aiuto”, alterando ulteriormente la poca realtà “materiale” appena introdotta. Sì, perché il palcoscenico potrà essere molto diverso da quanto percepito. Potrà essere più piccolo, i piedistalli non saranno tre ma uno solo, ed l’unico trono potrà sdoppiarsi, uno per il re ed uno per la regina.

Come è possibile?

Semplicemente fornendo visioni sottilmente alterate dello scenario in funzione di quello che il partecipante sta facendo e di come si sta muovendo. Se guarda la corona d’oro, ad esempio, il suo cammino sarà impercettibilmente deviato dalla direzione iniziale verso l’unico piedistallo esistente, alterando la risposta visiva dello scenario. Uno scenario di una ventina di metri potrà diventare un universo infinito, come ben sa che si è perso in un bosco od in un deserto girando in tondo per mancanza di punti di riferimento.

Infatti se i punti di riferimento “barano”, il palcoscenico fisico può espandersi all’infinito, “trasformarsi” in mille modi diversi, ed anche essere abitato da più partecipanti contemporaneamente. Ecco che malgrado l’introduzione di una dose di realtà “reale” nella nostra realtà “alterata”, le possibilità di alterazione non diminuiscono, ma addirittura aumentano.Sembra che quando più sensi entrano in gioco non aumenti solo il “realismo” dello scenario, ma assai di più aumentino le possibilità di manipolazione mentale che il partecipante può subire.

E perciò la ragazza che farà la spesa con il suo carrello in un nuovo “supermercato aumentato” potrebbe essere deviata verso il magazzino nel retro, e laggiù vivere un’esperienza in una realtà virtuale da space opera per un po’, e poi essere fisicamente e visivamente riportata nel normale corridoio (sia pure “aumentato”) del supermercato e quindi in strada.

Come chiameremo questa realtà non “virtuale”, non “aumentata” ma “alterata” in maniera sempre più totale, impercettibile e convincente? Non per rubare il mestiere a Jaron Lanier l’inventore del termine “realtà virtuale”, ma Cassandra potrebbe riassumere queste tecniche di manipolazione della mente coniando, partendo dal freddo “realtà alterata” che dice tutto ma non affascina, un neologismo che potrebbe essere, appunto, “Realterata”.

Marco Calamari

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