Tutti noi zombie

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Tutti noi zombie

L'ultimo aggiornamento di questo post è di 2 anni fa

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col “nom de plume” di Cassandra, nata nel 2005.

Doppio articolo di Cassandra, uno del 2008 e a seguire una nuova versione sullo stesso tema del 2019. Si parlerà di hacking, scena hacker internazionale e soprattutto del movimento hacker italiano!

Questo articolo è stato scritto il 18 aprile 2008 da Cassandra

Cassandra Crossing 120/ Tutti noi zombie

Così zombie e umani, politici e tecnologi, universitari e fricchettoni, dubbiosi e pieni di certezze, forenser e scambisti avranno una forse inaspettata occasione di decidere con convinzione di cambiare.

La mai abbastanza lodata e-zine Phrack appena uscita, rappresenta il perfetto esempio di quanto ogni giorno ci perdiamo, non potendo leggere nemmeno una piccola frazione di tutte le cose interessanti che vengono scritte al mondo ed in Rete.

L’indegna uscita di un articolo pieno di elettrici Pensieri dei Vecchi generato dalla penna di Julia, la compagna di Winston Smith, ed ivi ospitato mi ha fatto scoprire un altro articolo uscito nello stesso numero che riguarda la scena hacker internazionale (da un punto di vista molto vicino agli Stati Uniti) che contiene una corposa e caustica sezione sull’Italia.

Fantastico!

Assolutamente meritevole di un’attenta lettura sia da parte di chi non abbia una prospettiva storica del movimento hacker italiano, sia da chi voglia esercitare il proprio senso critico sui limiti e le approssimazioni di una descrizione “dall’esterno”.

Adattissimo soprattutto a chi volesse esercitarsi nell’utilissima arte dell’introspezione e dell’autocritica, mai abbastanza esercitata sia dagli umani che dagli zombie.

Zombie, già, perché questo è il giudizio conclusivo dei redattori dell’articolo, con uno dei quali credo di aver parlato durante l’ultimo hackmeeting.

Si descrive la scena hacker italiana come ormai popolata da zombie, figure una volta meritevoli e salvifiche oggi addormentate o corrotte, a cui viene rivolto un appello a svegliarsi ed a redimersi.

Molto ci sarebbe da scrivere e da dire su ogni singola riga dell’articolo, e soprattutto sulle sue conclusioni. Se il tempo non fosse tiranno si potrebbero passare giorni e notti a discutere tra amici e rivali, tra soliti noti e soliti ignoti, ammucchiando lattine di birra e scatole di pizza.

Appunto per questo è meglio sorvolare, invitando tutti a leggerlo e farsi una loro idea.

Invece di scrivere un articolo fiume come quello dedicato a Wau Holland ed al CCC con cui Cassandra ha riaperto le danze dopo la scorsa estate, è quindi meglio investire un po’ di tempo in un approfondimento.

I miei magnifici sette lettori non avranno certo mancato la citazione del titolo, cioè lo splendido racconto di R.A. Heinlein: “Tutti voi zombie”, che dovrebbe essere letto da tutti, particolarmente da quelli convinti che la fantascienza sia rappresentata solo da Asimov o Le Guin.

In questa perla, che non vi racconto per non privarvi di un godimento malgrado sia importante per seguire il filo del mio (chiamiamolo così) ragionamento, si scopre infine che le cose, anzi le persone, sono molto più interconnesse ed, in fondo, molto più semplici di quello che appare in superficie.

Tutti noi zombie.

Già, perché a chi lo è ed a chi non lo è apparirà comunque chiaro che gli opposti sono molto più vicini di quanto sembra, e che possono sfumare e mutare uno nell’altro cambiando solo leggermente tempo o punto di vista.

Così zombie e umani, politici e tecnologi, impegnati e sognatori, scientologisti ed atei, bassotti e basettoni, universitari e fricchettoni, schizoidi e tutti d’un pezzo, dubbiosi e pieni di certezze, forenser e scambisti, giovani e vecchi, stanchi e pieni di energia avranno una forse inaspettata occasione di leggersi dall’esterno, di capire una delle loro apparenze e di decidere orgogliosamente e con convinzione di cambiare.

O di restare, orgogliosamente e con convinzione sempre uguali a se stessi.

Questo articolo è stato scritto il 10 aprile 2019 da Cassandra

Cassandra Crossing 438/ “Tutti noi zombie” reloaded

(120) —Una rivisitazione casuale dell’articolo del 2008 e della scena hacker italiana.

Cassandra è particolarmente affezionata ad alcuni suoi articoli; il suo preferito (gusti personali) è il breve ma complesso “Tutti noi zombie” che per l’appunto festeggia, si fa per dire, il suo decennale.

Parla di un racconto poco noto di Robert Heinlein, dal titolo quasi identico “Tutti voi zombie”, difficile da trovare anche in libreria o sulle bancarelle, ma di cui è disponibile una traduzione in italiano.

E’ un capolavoro! Si tratta del miglior racconto sui viaggi nel tempo mai scritto, e probabilmente anche della cosa migliore scritta da Heinlein, che al tema era assai affezionato.

Ma l’articolo di Cassandra in realtà descrive la “scena” hacker italiana; lo fa in modo piuttosto “iniziatico” ma comprensibile, fornendo tutti gli strumenti necessari alla decodifica.

NOTA: la lettura dell’articolo del 2008 e del racconto, in quest’ordine, sono indispensabili per seguire il ragionamento (si fa per dire) di Cassandra. La lettura dell’articolo della e-zine italiana “Phrack”, quando suggerita, anche.
Altrimenti vi perderete molto. Prendetevi un po’ di tempo e leggeteli, adesso! Lettore avvisato…..

Orbene, riparlare della scena hacker è da tempo tra i TODO di Cassandra; un abbozzo lo trovate nel video “Le ragioni dell’hacker” della videorubrichetta “Quattro chiacchiere con Cassandra” ma il progetto colà illustrato non si è tuttavia mai realizzato. Ieri Cassandra, impegnata in uno dei suoi sempre più rari tentativi di rendere il mondo un po’ migliore, si trovava in una bellissima capitale (ancora per poco) europea, ed in hotel, dopo cena, stava cercando qualcosa alla TV per addormentarsi.
Sul prediletto “Horror Channel” davano un “classico” visto troppe volte, quindi la ricerca di un’alternativa conduceva ad un film già iniziato, dal non proprio invitante titolo di “Predestinazione”, ma che almeno prometteva una storia di viaggi nel tempo, ed era abbastanza recente, del 2015.

La visione, o meglio l’ascolto, fatto leggiucchiando e scribacchiando al computer, andava avanti a sprazzi; bella l’idea della macchina del tempo portatile mimetizzata in una custodia di violino a combinazione, che si comanda e manda messaggi usando le ruzzoline in ottone. 
Attori decenti, effetti speciali poveri ma di classe, come piace a Cassandra.

Ma improvvisamente una frase …

Proprio io. Adesso sai chi era quel tipo… e se ci ripensi, arriverai anche a capire chi sei tu… e se ti vuoi proprio sforzare, può anche darsi che tu riesca a immaginarti chi era la bambina… e chi sono io…

Alzo gli occhi, la scena mostra due innamorati su una panchina.

Un veloce rewind mentale di quanto già visto e sentito mi fa improvvisamente capire che deve per forza essere un adattamento del capolavoro di Heinlein, film completamente ignoto a Cassandra; che stupido a non averlo capito prima.

Immediata ed attenta visione completa del film fino alla fine.

Peccato per la volontà di andare un passo oltre Heinlein, facendo “suicidare” il protagonista, e l’inserimento dell’ormai immancabile attacco terroristico, pur suggerito anche nel romanzo, che oggi appare davvero poco originale, e che Cassandra trova fastidioso se non peggio. 
Addio quindi anche al finale aperto ed intimista del racconto.

Per rifarsi la bocca si imponeva una godibile e veloce rilettura del racconto di Heinlein e dell’articolo del 2008.

A questo punto non c’erano più scusanti, ed anche se Phrack non ha più commentato la scena italiana, e l’ultimo numero è uscito purtroppo nel 2016, procediamo.

Sostanzialmente Phrack ha azzeccato (purtroppo) il trend, che ha visto la mia generazione di hacker invecchiare, evolversi in una maggioranza di professionisti dell’informatica, quasi tutti arrivati a compromessi esistenziali molto grossi, ed in parte non trascurabile passati o scesi a patti infernali con il “Lato Oscuro”; lo hanno fatto con pochissima, poca o molta classe, a seconda di quale “solito noto” si parli.

D’altra parte, come detto nel video, in molti casi i compromessi sono iniziati dalla vita di tutti i giorni; l’uso indiscriminato delle comunità sociali, perché “succede tutto lì”, l’azzeramento del tempo dedicato alla condivisione dei saperi, talvolta la trasformazione in “divi”. Poi alcuni, troppi, hanno deciso di oltrepassare la personale linea che non avrebbero dovuto attraversare.

D’altra parte anche Cassandra, sulla ricerca della popolarità, qualcosa da rimproverarsi ce l’ha, come confessa in quest’altra puntata di “Quattro chiacchiere con Cassandra”.

Alla fine, della generazione di Cassandra, di veri “puri” sulla “scena” italiana ne sono rimasti davvero pochissimi; qualche anzianotto ancora ci prova, ma spesso un compromesso, magari più di uno, lo ha comunque fatto.

La parte più politicizzata dell’hacking, forse perché in parte autoreferenziale, è invece in parte sopravvissuta, anche se la diluizione del dogma di una condivisione efficace dei saperi in mezzo a tante altre cose, l’ha resa ancora meno rilevante. 
Tanto di cappello; almeno un nuova generazione, magari meno interessata ai dogmi dell’hacking, l’ha forse prodotta.

Mi chiedo se la trasformazione ormai completa del termine “Hacker” da positivo a negativo sia causa oppure effetto della sostanziale scomparsa della generazione di hacker “puri” a cui Cassandra appartiene, e del suo mancato rimpiazzo con una nuova.

Domanda doverosa, forse mal posta, sicuramente difficile.

Di certo qui, al buio, la sensazione di solitudine è sempre più forte. 
Sento terribilmente la nostra mancanza!

Marco Calamari

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