L’alba di Skynet

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L’alba di Skynet

Attenzione: questo post è stato creato 1 anno fa

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Di recente abbiamo pubblicato una serie di nuovi articoli di Cassandra sulle intelligenze artificiali che potete trovare qui. Ci sembrava interessante pubblicare anche questi due articoli del 2016 su temi simili.

Questo articolo è stato scritto il 22 giugno 2016 da Cassandra

Cassandra Crossing 373/ L’alba di Skynet

Dall’uomo che parla il linguaggio della macchina alla macchina che interpreta l’uomo, dagli algoritmi alle reti neurali. La frontiera della ricerca, militare e del mercato, è l’AI. Con quali rischi?

“Aridaje, il solito titolo allarmistico condito di vetusta citazione cinematografica”, diranno i romani compresi nei 24 lettori. Sulle citazioni nulla da dire, Cassandra ce l’ha di vizio, ma le va dato atto che non se ne è mai vergognata, anzi. No, non è un titolo allarmistico. La ricerca sulle intelligenze artificiali (AI — Artificial Intelligence) ha recentemente compiuto un passo avanti, tanto importante quanto prevedibile, ma tuttavia abbastanza insidioso da essere sfuggito a molti. E qui serve una robusta dose di pillole di informatica, per cui i sapienti mi scuseranno per le semplificazioni, e se vogliono salteranno alle ultime righe dell’articolo, mentre i meno sapienti mi sopporteranno.

Orbene, fin dai tempi di Charles Babbage e della sua mai terminata macchina alle differenze era ben chiaro che gli elaboratori automatici (il termine “computer” era di là da venire) avrebbero contenuto un insieme di istruzioni, create dal “programmatore”, che l’elaboratore avrebbe seguito fedelmente e ciecamente, “Perinde ac cadaver”, come direbbe un gesuita.

Ah, come manca il mondo Steampunk a Cassandra! Ma torniamo a noi.

Nulla o quasi cambia fino agli anni ’40, con Zuse ed il suo Z3, primo computer binario a relè (quindi elettromeccanico).

Negli anni ’50 sono arrivati i computer con valvole termoioniche come Eniac, mille volte più veloci.
Ma anche l’Eniac veniva programmato “meccanicamente” cablando direttamente dei collegamenti elettrici: il software ancora non esisteva.Questione di pochi anni e vengono inventati i linguaggi di programmazione, che separano definitivamente l’hardware dal software, e dopo poco si passa dall’assembler (l’uomo parla il linguaggio della macchina) ai linguaggi ad alto livello come FORTRAN, COBOL, Lisp… l’elenco è infinito ma da ora in poi sarà il Computer a dover capire il linguaggio dell’Uomo, e non il contrario.La pillola di storia finisce qui, con uno schiavo che intende il linguaggio del suo padrone e lo segue fedelmente meglio di un Terranova, bug e guasti permettendo, ovviamente.Dimentichiamoci ora dei computer e veniamo al software.I linguaggi in cui sono scritti i programmi usuali sono “Imperativi”, cioè, detto in soldoni, sono istruzioni precise che definiscono un algoritmo, una sequenza predeterminata, magari estremamente complessa e dipendente da fattori esterni al programma, ma totalmente predicibile e ripetibile.Per risolvere certi problemi, tipicamente legati al business, in cui si conosce come scrivere le regole ma non come organizzarle in un algoritmo, sono nati i cosiddetti “sistemi esperti”: dando un input ad un sistema esperto, riempito di un certo set di regole, questo seguirà un cammino in linea di massima non predicibile tra le sue regole e fornirà un risultato. Un sistema esperto può comunque eseguire sempre un “backtracking” e spiegare come ed in che sequenza ha applicato le regole per ottenere il risultato, risultato che comunque è sempre ripetibile. Per ancora altre classi di problemi, quando si conosce solo il problema, un insieme di domande con le relative risposte, ma non si conoscono le regole che permetterebbero di usare un sistema esperto, si sono inventate le reti neurali.Si sceglie, in base a considerazioni esoteriche, un certo tipo di rete neurale e poi la si “allena”, sottoponendogli domande con le relative risposte, che la rete neurale immagazzina al suo interno in un insieme di dati privo di significati intellegibili. A questo punto, se le si presenta una domanda “abbastanza simile” a quelle con cui si è allenata, la rete fornirà “molto probabilmente” la risposta giusta. Di nuovo, a parità di allenamento e domanda, la risposta è ripetibile, ma il fatto che la rete neurale risponda correttamente ad una domanda molto simile alla precedente non è garantita. Se per esempio le si è mostrato un set di foto con la definizione “terrorista” o “non terrorista” in abili normali, la rete neurale assocerà probabilmente la kefiah al fatto di essere un terrorista (d’altra parte non lo fanno anche molte persone?) e se le si mostrasse una foto di Bin Laden con un cappello di paglia ed una pipa direbbe che non è un terrorista.

In parallelo a tutto ciò si lavora sull’”Intelligenza Artificiale”. Nessuno sa di cosa si stia esattamente parlando, tranne che il defunto (o meglio assassinato) Alan Turing, che ha proposto un test rimasto il riferimento per capire se una intelligenza artificiale è abbastanza intelligente.

Questa infinita premessa è terminata e torniamo all’attualità. Anche se gli ultrasessantenni sentono parlare di intelligenza artificiale da 40 anni, e hanno per questo elaborato un certo scetticismo sulla materia, tipo quello sulla fusione nucleare, in effetti un lento progresso nel campo dell’AI c’è stato, anche se muovendosi contemporaneamente su linee diverse di ricerca. E nel frattempo letteratura e cinema ci hanno propinato tutti gli esempi possibili di cosa potrebbero essere e come potrebbero essere usate, anzi comportarsi, le intelligenze artificiali.

Da Invernomuto di “Neuromante” a Master Control Program di “Tron”, dal supercomputer senza nome di La Risposta alle ragazze sexy e sanguinarie in cerca di se stesse di “Ex-machina”, dai bambolotti timidi e sdolcinati di “A.I.” fino all’entità sterminatrice dalla razza umana di “Terminator”, Skynet.

Già, Skynet, che è diventato un po’ l’archetipo per prendere per i fondelli le Cassandre di turno. Beh, il fatto che non ci sia tanto da scherzare sul pericolo che una vera intelligenza artificiale possa rappresentare comincia ad essere preso sul serio. Perché pericolo? Perché chi guida i processi di sviluppo delle nuove tecnologie sono, come è normale che sia, i militari, la grande industria ed, in ultima analisi, i capitali. Quanto sopra non è una polemica politica od una prosa buonista, è semplicemente la migliore descrizione sintetica e disincantata che la povera Cassandra riesce a fare.

D’altra parte, ora che l’AI sta sostituendo la genomica come la prossima grande rivoluzione tecnologica e di business, cominciano ad apparire le prime conferme. Dal progetto ventilato dalla Marina degli Stati Uniti di automatizzare i sommergibili lanciamissili nucleari (ma il “Dottor Stranamore” è vietato ai militari?) al continuo utilizzo della robotica per automatizzare armi, il cammino per creare AI “malevole”, non per sbaglio ma “by design”, è diventato un campo di ricerca accademico.

Anche il fatto che una AI possa ribellarsi, o meglio sfuggire di mano ai suoi creatori, come nei pulp di terza categoria degli anni ’50, sta oggettivamente insinuandosi nel mondo reale, visto che ci sono ricercatori che, non sapendo come costruire AI, stanno seriamente lavorando per far costruire AI migliori dalla AI odierne.La ricerca è davvero attiva in settori una volta impensabili. E questo che conseguenze potrebbe avere?

Facciamo il parallelo con i test dei costruttori di malware, rilasciati in maniera “sperimentale” come l’Internet Worm di Morris, SQL slammer od il recentissimo Irongate, parente più cosmopolita di Stuxnet, la prima arma informatica sganciata contro un avversario reale. L’esperimento di Irongate rappresenta probabilmente il ponte del malware verso l’Internet delle Cose e l’Industrial Internet.

Sapete che Morris voleva, pare, solo misurare le dimensioni di Internet quando rilasciò il suo worm? E che l’esperimento di SQLSlammer non ha poi portato a successive evoluzioni? Mentre molti addetti ai lavori sono davvero preoccupati per quello che significa Irongate, cioè un test per futuri attacchi all’Internet delle Cose? Ma oggi mettiamo da parte l’argomento malware (a malincuore), perché quello che ci interessa è ricordare i nefasti risultati ed i pericoli corsi a causa di “esperimenti” svolti da tecnologi entusiasti.

Concludiamo quindi rapidissimamente. Far programmare Intelligenze Artificiali da altre Intelligenze Artificiali, con alla spalle qualche CEO o qualche generale a spronarti con nobili motivi, quali i dividendi della società o la lotta ai cattivi, cosa vi fa venire in mente? Appunto.

Questo articolo è stato scritto il 19 luglio 2016 da Cassandra

Cassandra Crossing 375/ Tre passi nel delirio: dalle AI a Skynet

Anche i profeti sono pignoli, e poiché il tormentone di Skynet su queste pagine è ormai frequente, e persino qualcuno tra i 24 integralistici lettori ha cominciato a lamentarsi, mettiamo subito i puntini sulle “i”, riallacciandoci ovviamente all’articolo sulle AI che creano e allenano altre AI.

Cassandra è stata specificatamente accusata di essere ormai caduta nell’eccesso di citazioni di Skynet e Terminator; da più parti sono arrivati suggerimenti a farla finita. Per prenderli in doverosa considerazione, sia ben chiaro che sopportare le citazioni cinematografiche e le altre bizze linguistico-narrative di Cassandra è il prezzo da pagare per poterla leggere. Cassandra oggi non si limiterà a reiterare l’abusata ma sempre validissima citazione di Skynet, ma ne aggiungerà addirittura una nuova, quella di Tre passi nel delirio, antico ed ottimo film giallo ad episodi, ispirato a racconti di Edgar Allan Poe e diretto da Roger Vadim, Louis Malle e Federico Fellini.

Cassandra ne prenderà a prestito solo il titolo per descrivere per sommi capi il percorso che porterà a qualcosa di equipotente a Skynet, tratteggiando il percorso e gli eventi che ne segneranno le tappe fondamentali.

Orbene, per questo “Matto in tre mosse” delle AI verso l’umanità sono appunto necessarie tre mosse, anzi tre (deliranti) passi.

Il primo passo perché queste nuove forme di vita diventino parzialmente o totalmente autonome è già stato fatto; “replicazione ed evoluzione”. Cassandra ne ha già vaneggiato nel precedente episodio di questa miniserie. Consiste appunto nel fatto che i creatori di AI abbiano cominciato fattivamente a lavorare su AI che modificano sé stesse producendo altre AI migliori di loro. Scusate se è poco.

Oggi parliamo del secondo passo; “evoluzione e selezione”: il terzo per fortuna non pare essere imminente.Il DARPA ha già dal 2015 istituito uno dei suoi importantissimi “Grand Challenge”. Si, “il” DARPA e non “la” DARPA, anche se è un’Agenzia, perché in italiano per le parole straniere non si considera il genere, non vengono messe al plurale, ed il maschile include il femminile nel discorso. Ed anche se persino l’Accademia della Crusca ha recentemente sdoganato anche le “Ministre”, Cassandra rimarrà fedele alla signorina Pia, sua maestra di V elementare, che altrimenti si rivolterebbe nella tomba.Ma smettiamola di divagare come certi ultrasessantenni un po’ rincoglioniti e torniamo al punto.Ricordiamo che il DARPA, l’agenzia per la ricerca del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, è stato il finanziatore di Internet, e da allora i suoi soldini e quelli dei militari americani sono stati la radice della maggior parte delle nuove tecnologie informatiche e robotiche, in un lungo percorso che arriva fino a TOR ed alle autovetture a guida autonoma.

Le sue iniziative sono quindi sempre da seguire con la massima attenzione, ed infatti il secondo “passo nel delirio”, la seconda mossa verso lo scacco matto di Skynet all’Umanità vedrà il suo inizio questo agosto al DEFCON, dove avrà appunto luogo la sfida tra i sette finalisti del DARPA Cyber Grand Challenge (CGC) raccontato in questo, forse un po’ troppo annacquato ma comunque interessante, articolo di Wired.

In breve, sette squadre di sviluppatori sguinzaglieranno le loro rispettive AI, ciascuna su un server di un gruppo di 7, collegati tra di loro in una rete perfettamente isolata. Il software verrà caricato, senza avvicinarsi ai computer, tramite un CD-rom azionato da un braccio robotico, in modo che nessuno possa “barare”. La rete di computer non utilizzerà uno o più sistemi operativi noti, ma un apposito ambiente nato per la ricerca sulla cybersicurezza, il DECREE — DARPA Experimental Cybersecurity Research Evaluation Environment.

Il sistema è volutamente incompatibile con tutti i protocolli di rete ed i sistemi operativi esistenti, in modo tale che il file binari che formano le AI siano assolutamente incompatibili con i programmi e le reti del mondo reale. Queste AI d’altra parte saranno “buone”: dovranno individuare le falle appositamente lasciate nei server ed agire in modo non da sfruttarle ma di correggerle. Certo, cambiando un solo segno a questa “equazione”…Sarà per la paura di fornire elementi per sviluppare nuove cyberarmi a buon mercato ai paesi canaglia? O piuttosto di creare organismi autonomi in grado di sfuggire e riprodursi nel Cyberspazio “reale”? O semplicemente l’applicazione di buone prassi scientifiche, comuni alla ricerca nucleare, alla genomica ed alle nanotecnologie, di tenere sempre ben confinati gli esperimenti per sicurezza?Ma Cassandra non è vincolata da questi sensatissimi ragionamenti, perché deve continuare a svolgere il suo mestiere di profetessa di sventura, e perciò annuncia qui che il secondo passo verso Skynet sarà compiuto il 4 agosto di quest’anno, dalle 5:00pm alle 8:00pm fuso orario del Pacifico, con il rilascio di AI autonome, in grado di imparare ed in concorrenza tra loro, in un ambiente informatico. Nella saga di Terminator, Skynet, tutta sola, andò online appunto il 4 agosto 1997 e cominciò a imparare a ritmo esponenziale. Divenne autocosciente alle 2:14 del mattino, ora dell’Atlantico, del 29 agosto 1997… e sappiamo bene il resto della storia. La realtà è spesso in ritardo rispetto alla fantascienza, e questo agosto a Defcon si vedranno un sacco di cose interessanti e non succederà niente di simile. Anche il resto dell’estate sarà, almeno da questo punto di vista, del tutto tranquilla. Ma tra un anno, tra dieci, quando i soldi e la ricerca sugli armamenti l’avranno fatta da padroni anche nel campo dell’AI? No, persino Cassandra si rende conto che non nascerà una Skynet; ritiene pero’ che nasceranno cose più piccole, ma più numerose e più pericolose. Quindi, beato il mondo che non avrà mai bisogno di un grande o tanti piccoli John Connor.

Marco Calamari

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