Maledetti hacker!

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Maledetti hacker!

Attenzione: questo post è stato creato 1 anno fa

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Dite la verità, quante volte avete sentito pronunciare la frase “maledetti hacker!”? Due riflessioni di Cassandra, Maledetti hacker! e Maledetti Hacker reloaded.

Questo articolo è stato scritto il 29 maggio 2015 da Cassandra

Cassandra Crossing 343/ Maledetti hacker!

La spettacolarizzazione del cattivo del presente passa dall’ignoranza: i mass media si confrontano sempre più spesso con le cronache informatiche. E programmaticamente generano mostri stereotipati.

Nelle ultime settimane la casuale visione di alcune puntate di “CSI:Cyber” ha rimesso in moto alcuni paranoici neuroni nella mente di Cassandra. Vari “ragionamenti” (se cosi si possono definire) hanno lentamente cominciato a formarsi.Si sono improvvisamente completati pochi giorni or sono quando svariati media nazionali ci hanno informato sui risultati di alcune indagini relative a violazioni di siti, sia istituzionali che critici, e sulle persone denunciate o arrestate come diretta conseguenza.Al di là dei fatti specifici, i cui particolari ci sono noti solo da brani di comunicati delle autorità competenti, opportunamente spezzettati e confusi dai commenti dei giornalisti, la figura negativa che emerge è perfettamente convergente, dalla costosa fiction americana fino alla stampa gratuita della metropolitana.

E’ possibile sintetizzare in poche sillabe il profilo dei nuovi cattivi. Solo due parole: “Maledetti hacker”.Sono ormai lontani i tempi in cui molte persone, anche Cassandra, si sforzavano di spiegare, ogni volta ad ogni giornalista, cosa significasse il termine “hacker”, che nella maggior parte dei casi il termine corretto da utilizzare sarebbe stato “cracker”, e che i due termini avrebbero potuto essere approssimativamente tradotti in italiano in vari modi, ad esempio il positivo “smanettone” ed il negativo “pirata informatico”. Risultato?

Maledetti hacker!

La questione linguistica non ha mai appassionato i giornalisti con i quali Cassandra è venuta in contatto, e se in un decennio la parola “hacker” ha capovolto il suo significato malgrado tanti sforzi compiuti e l’evidenza linguistica e culturale, è ormai giunto il tempo di rassegnarsi. La lingua cambia, le parole cambiano, i mass media pilotano (il più delle volte, spesso non da soli) il cambiamento di significato, e la passività di chi fruisce l’informazione lo rende permanente.

L’effetto netto è purtroppo che chiunque stia dietro lo schermo di un computer senza rincoglionirsi tra ecommerce, comunità sociali e siti hard, ma usandolo in maniera intelligente ed onesta, rischia da un momento all’altro, magari per caso, di ritrovarsi nella categoria dei maledetti hacker.

Infatti Cassandra si è convinta che dal semplice uso errato divenuto regola di un termine popolare, si stia passando ad un uso razionale, pilotato, orwelliano, distopico e stravolgente. Stalker, spie industriali, spie internazionali, cyberterroristi, cybercriminali, unità militari regolari, vandali, assassini, appena vengono descritti dalla stampa e purtroppo anche da coloro che detengono autorità e potere, vengono ricompresi immediatamente nella categoria degli “hacker”.

Stranamente a nessuno viene in mente di classificare come “ciclista” il pugnalatore assassino che mentre andava in bicicletta uccise un passante (un famoso caso di “nera”, avvenuto in Germania e già citato da Cassandra): le associazioni di amatori e quelle di categoria, i fabbricanti di velocipedi ed anche le pubbliche autorità che si occupano di sport insorgerebbero.

E’ evidente, i ciclisti sono quelle persone perbene che per diletto, per sport o per professione vanno in bicicletta, mentre un assassino in bicicletta non è un ciclista, è un assassino.Qualunque malfattore dotato di computer, dal ragazzino sconsiderato al cybersoldato d’oriente, invece che cosa sono?

Dei maledetti hacker.

Quello che turba Cassandra non è il capovolgimento di un termine, accettabile anche se con tristezza nell’evoluzione di una lingua e di una cultura.

E’ invece lo svilupparsi di un uso opportunistico, traumatizzante, terrorizzante e spettacolarizzante che appare voluto. Le streghe sono ormai relegate alle favole, e di cattivi nuovi, di cattivi convincenti, spettacolari c’è sempre bisogno. Dove trovarli? Ma è semplice.

Tra i maledetti hacker.

Tanto non c’è nessun sindacato che li difenda: coloro che si sentono hacker si vergognano ormai a dirlo, o più probabilmente lo giudicano autolesionistico se non addirittura pericoloso. Un giorno non lontano, per difendersi, potrebbero dover gridare: “Non sono uno dei maledetti hacker!”E così tutti, dall’affermato professionista della sicurezza col cappello candido fino al cybercriminale con il cappello più nero del carbone, dal difensore dei diritti digitali al mulo di una organizzazione di truffe di carte di credito, dal ricercatore di zero-day a chi ne fa commercio, dal ragazzo che sviluppa software libero e gratuito a quello che cerca password di default con Google, tutti possono finire, salvo che il caso particolare non richieda altrimenti, in una singola categoria, facile da definire ed utile da usare.

Quella dei maledetti hacker.

Per smontare certi giochetti linguistici talvolta basta giocare sullo stesso piano ed utilizzare tecniche linguistiche: la creazione del termine pedoterrosatanista è stata in passato un esempio di una certa efficacia.

Ma oggi la situazione è più seria, più pericolosa. C’è una convergenza di utilità di vario tipo, dall’evidente al sussurrato.

“Hanno preso uno dei maledetti hacker!” Chi è? Cosa ha fatto? Chi lo dice? Non importa, il termine hacker ormai si autodefinisce, è un termine jolly come “strega”, certamente indica un cattivo.

Se la cosa, messa in questi termini, vi preoccupa un po’, probabilmente avete ragione. Potrebbe capitarvi di essere, vostro malgrado, un maledetto hacker.

Questo articolo è stato scritto il 10 luglio 2015 da Cassandra

Cassandra Crossing 346/ Maledetti Hacker reloaded

Borse ferme e aerei a terra: i giornalisti della TV estiva invocano maledetti hacker. Mentre le conseguenze della violazione ai danni dei sistemi di maledetti cracker al soldo dei governi passano quasi inosservate.

Settimana calda per i 24 incombustibili lettori: non ovviamente in senso meteorologico. Non interessa più di tanto parlare nello specifico degli eventi “digitali” che hanno reso la settimana incandescente in senso informatico.
In primis la diffusione di “informazioni riservate” di una nota ditta milanese specializzata nella produzione di… beh, di “captatori informatici”, che è stata appunto hackerata da dei maledetti hacker, che hanno messo in giro un interessante file di 400 GB; sulle possibili conseguenze della divulgazione di questo materiale, ha ben argomentato Matteo Flora.

Non interessa nemmeno direttamente la notizia che la borsa di New York sia andata in tilt e si sia bloccata per ore a causa di problemi informatici.

Non interessa nemmeno che la United Airlines abbia per motivi simili dovuto mettere a terra i suoi aerei per la seconda volta in un mese.

L’attenzione di Cassandra è stata attratta da quello che è passato in TV (le testate giornalistiche stavolta si sono comportate meno peggio).Della sfrenata ricerca (non caccia) dei maledetti hacker. Dotti tuttologi denunciavano che erano stati gli hacker, e che comunque se non lo erano stati lo sarebbero stati la prossima volta perché “tutto è hackerabile” (interessante concetto, scaturito probabilmente per caso come nella storiella della scimmia che batte sulla macchina da scrivere).

Giornalisti che intervistavano chiunque, pregandolo quasi in ginocchio, per favore, di dire che erano stati i maledetti hacker. O se non loro i cyberterroristi. Di non rispondere che fosse stato un bug di un software od il guasto di un router in sistemi ormai ipercomplessi e difficilmente gestibili, come quelli del trading ad alta velocità o dello smistamento bagagli. Per carità, che non fosse un “semplice” guasto.

Niente notizia per i “giornalisti”, in questo caso.Più che di caccia ai maledetti hacker, si potrebbe parlare di questua per un hacker, anche piccolo piccolo e nemmeno tanto cattivo, da poter mettere in prima pagina… Invece niente! Poveri giornalisti con tutte quelle pagine e tutti quei minuti da riempire…Nel frattempo, quello che era successo alla nota ditta milanese gravitava tra gli addetti ai lavori, ma le conseguenze della violazione rimanevano estranee, benché facilmente comprensibili anche ai non informatici.E’ un po’ come se avessero rubato qualche quintale di plutonio già confezionato in semisfere cave.

Ma son dettagli. Date a quei poveri giornalisti qualche maledetto hacker.

Marco Calamari

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