Articolo creato il: 30 Maggio 2023

Robot, IA e Paura

Attenzione: questo post è stato creato 11 mesi fa

Gli articoli di Cassandra Crossing sono sotto licenza CC BY-SA 4.0 | Cassandra Crossing è una rubrica creata da Marco Calamari col "nom de plume" di Cassandra, nata nel 2005.

Una Cassandra super produttiva sull’Intelligenza Artificiale, tanto che abbiamo dovuto raddoppiare temporaneamente l’appuntamento con Cassandra Crossing per poterle stare dietro!

Questo articolo è stato scritto il 16 maggio 2023 da Cassandra

Cassandra Crossing 540/ Robot, IA e Paura

Perché i robot lenti e traballanti dei film di fantascienza ci facevano paura, e l’IA no? Ed è una buona cosa?

Molti dei 24 lettori, particolarmente quelli dell’età di Cassandra, avranno visto una quantità di vecchi e meno vecchi film di fantascienza, in molti dei quali c’erano robot che spaventavano, malgrado fossero sempre rigidi, lenti a muoversi e spesso traballanti.

Ad esempio i Daleks in Dr. Who, Gort in Ultimatum alla terra, Robby in Il Pianeta Proibito, Tobor in Il Re dei Robot, fino ad arrivare al Terminator nelle scene finali del primo film, una creatura cromata e con occhi di bragia, ormai a pezzi ma che ancora striscia, implacabile pur tirandosi con una mano sola, verso la sua vittima designata.

Lenti ma ci spaventano, perché trasudanti di non-umanità, perché dotati di uno scopo, perché implacabili.

In effetti il primo Terminator, come La Cosa, sia di Hawks che di Carpenter, non sono film di fantascienza, ma piuttosto horror.

E ci parlano di esseri spaventosi e cattivi come gli alieni, ma fatti “in casa” da qualche umano.

Poi anche gli alieni ed i robot sono diventati talvolta buoni e puffosi, ma sfido chiunque a rivedere, ancora oggi, uno dei suddetti film senza provare almeno un piccolo brivido.

Per l’Intelligenza Artificiale invece no, questo non succede; l’IA viene sempre percepita come una cosa positiva od al massimo neutra, mai negativa. Perché?

Questa è un’ottima domanda, ed una risposta completa non è né breve né facile. Cassandra farà quello che può e che sa per rispondere.

Per prima cosa, di IA si parla da oltre 50 anni, e nessuno hai mai posto problemi di etica o di effetti collaterali non positivi, se non molto di recente.

In secondo luogo l’IA di oggi, vista prevalentemente come Large Language Model, è il soggetto della più vasta campagna pubblicitaria e di PR mai vista nel mondo dell’informatica a livello di consumatori e pubblico in generale.

In terzo luogo perché, almeno con l’esplicito nome di Intelligenza Artificiale, è stata oggetto solo di film puffosi e positivi; quando si è trovata a recitare il ruolo del “cattivo” ha sempre assunto nomi propri, da MCP a Skynet.

In quarto luogo non bisogna trascurare il noto ”Effetto Eliza”, che interessa la maggior parte degli utenti generici di ChatGPT. Un effetto enormemente amplificato dall’efficienza e dalla complessità di GPT3 e delle sue decine di miliardi di parametri, rispetto alle mille righe di codice dell’Eliza di Weizenbaum.

Come quinto ed ultimo punto, consideriamo che lavorare nell’IA è un’attività affascinante e richiesta, che può appassionare sia chi sia soggetto a fascinazione da tecnologie e novità, sia chi più pragmaticamente si ponga il problema di lavorare dove si possono fare soldi.

Quindi, perché mai dovremmo farci spaventare da questi esseri immateriali e controllati da creature non umane che, uscendo dalle pareti e da internet, stanno strisciando verso di noi, sorridendo e promettendoci il Paese dei Balocchi?

Perché ve lo dice Cassandra? Bah!

Marco Calamari

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